Diaz, la sentenza conferma la condanna per i dirigenti di polizia

È arrivata ieri in serata la sentenza della corte di Cassazione sul pestaggio avvenuto alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001 e compiuto dalle forze dell'ordine ai danni di un centinaio di manifestanti (93 arrestati e 60 feriti). La condanna per i vertici di polizia coinvolti nelle violenze è stata confermata, sono diciassette dirigenti che, oltre agli arresti, saranno anche interdetti dai pubblici uffici per cinque anni. Amnesty International commenta: si tratta di un verdetto incompleto, "arrivato tardi, non per tutti e con pene che non riflettono la gravità dei crimini accertati".

Diaz, la sentenza conferma la condanna per i dirigenti di polizia
È arrivata ieri in serata la sentenza della corte di Cassazione sul pestaggio avvenuto alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001 e compiuto dalle forze dell'ordine ai danni di un centinaio di manifestanti, di cui 93 furono arrestati e 60 feriti. La condanna per i vertici di polizia coinvolti nelle violenze è stata confermata. Sono diciassette i dirigenti che, oltre agli arresti, saranno anche interdetti dai pubblici uffici per cinque anni. Tra questi, due saranno agli arresti per 4 anni, gli altri per tre anni e otto mesi. La corte ha dichiarato invece prescritte le condanne a tre anni di reclusione per otto caposquadra del settimo reparto della celere di Roma, accusati di lesioni, che pure fecero irruzione alla Diaz. Si apre ora ai risarcimenti delle parti civili, gli attivisti che 11 anni si trovavano alla scuola Diaz durante l'irruzione e che furono ingiustamente arrestate o ferite. Sono dovuti passare undici anni per veder formulata una sentenza definitiva e chiara sulle responsabilità di una delle pagine più sanguinose della nostra storia, "mai, nelle democrazie occidentali, si è arrivati ad una condanna per funzionari della polizia di così alto livello", ha dichiarato l'avvocato Emanuele Tambuscio, legale di alcuni attivisti. "Giustizia c'è benché incompleta - ha detto Heidi Giuliani, madre di Carlo, lo studente ucciso da un carabiniere durante il G8 - anche se le responsabilità sono più ampie e penso all'assoluzione dell'allora capo della polizia e al mancato processo per la morte di mio figlio". Per Amnesty International, che aveva definito i fatti di Genova come "la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale", si tratta però di un verdetto incompleto. "Quella emessa - dice in una nota l'ong - è una sentenza importante, che finalmente e definitivamente, anche se molto tardi, riconosce che agenti e funzionari dello stato si resero colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani di persone che avrebbero dovuto proteggere. Tuttavia, Amnesty International ricorda che i fallimenti e le omissioni dello stato nel rendere pienamente giustizia alle vittime delle violenze del G8 di Genova sono di tale entità che queste condanne lasciano comunque l'amaro in bocca". Il motivo, spiega Amnesty è che "arrivano tardi, con pene che non riflettono la gravità dei crimini accertati - e che in buona parte non verranno eseguite a causa della prescrizione - e a seguito di attività investigative difficili ed ostacolate da agenti e dirigenti di polizia che avrebbero dovuto sentire il dovere di contribuire all'accertamento di fatti tanto gravi. Soprattutto, queste condanne coinvolgono un numero molto piccolo di coloro che parteciparono alle violenze ed alle attività criminali volte a nascondere i reati compiuti". Per Amnesty International, si legge sempre nella nota dove l'ong formula esplicitamente delle richieste alle istituzioni, la conclusione di questo difficile processo non può rappresentare la fine del tentativo di dare piena giustizia alle vittime del G8 di Genova. "Terminata la fase degli accertamenti delle responsabilità individuali, resta infatti tutta da fare un'analisi che porti a conclusioni condivise su cosa non funzionò a Genova nel 2001 a livello di sistema e su come fare in modo che ciò non si ripeta più". Intanto è partita dalla società civile la campagna "10x100 Genova non è finita", con un APPELLO per chiedere l'annullamento della condanna per devastazione e saccheggio nei confronti di dieci manifestanti. "Non solo non sono stati individuati i responsabili, ma chi gestì l’ordine pubblico a Genova ha condotto una brillante carriera, come Gianni De Gennaro, da poco nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio" si legge nell'appello relativamente alla "macelleria messicana avvenuta nella scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto e le violenze e i pestaggi nelle strade genovesi". "Mentre lo Stato assolve se stesso da quella che Amnesty International ha definito 'la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale', il prossimo 13 luglio dieci persone rischiano di diventare i capri espiatori e vedersi confermare, in Cassazione, una condanna a cento anni di carcere complessivi, in nome di un reato, 'devastazione e saccheggio', che rappresenta uno dei tanti detriti giuridici, figli del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco". Leggi anche: Chi custodisce i custodi? Visioni dall'Iran alla Diaz 'Diaz', sul grande schermo i fatti del G8 di Genova Diaz, intervista al regista Daniele Vicari Dieci anni dopo. "Genova non dimentica, Genova non perdona"

Commenti

Notizia di poco fà vuole che la Cassazione abbia confermato la sentenza di condanna della Corte d'Appello, riconoscendo le responsabilità delle Forze dell'ordine...fascista. Una soddisfazione, certo, solo morale -data la prescrizione delle pene per i reati contestati e appurati- per le vittime e i loro parenti e per la società civile italiana e internazionale. Ma anche un marchio indelebile e una disistima generale sugli autori materiali in un irrisolto collegamento con lo Stato ...mandante e legiferante. Quello Stato che con il nuovo governo del 2001 iniziava le prove generali dell'autoritarismo antidemocratico. La partita non è finita e la lotta per l'affermazione della giustizia e della verità dovrà continuare proprio per abbattere quell'autoritarismo mai domo nei prepotenti.
Franco, 05-07-2012 11:05

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