Più frutta nelle scuole? Sì, ma senza plastica

Il programma europeo 'Più frutta nelle scuole', pensato per sensibilizzare i bambini al consumo di frutta e ad una corretta alimentazione, si basa su un utilizzo smisurato degli imballaggi in plastica. Essi rivestono ogni frutto, producendo tonnellate di rifiuti ad ogni somministrazione. E ieri a Napoli sfilava il corteo del 'Monnezza day' contro un'emergenza ancora tutt'altro che risolta...

Più frutta nelle scuole? Sì, ma senza plastica
Frutta e plastica: mai abbinamento suonò più infelice. Eppure sembra questo il mix alla base del programma europeo studiato per incentivare il consumo di frutta nei bambini di età scolastica. Insieme alla frutta di stagione, infatti, vengono recapitati nelle scuole tonnellate di plastica di imballaggio. Il programma “Frutta nelle scuole” è al centro delle critiche di genitori e maestri proprio per questo motivo. Ogni frutto si porta con sé circa 15 grammi di imballaggio, che moltiplicati per un milione e 300mila bambini che usufruiscono del servizio fanno quasi 20 tonnellate di rifiuti plastici per ogni somministrazione. Una quantità enorme di plastica del tutto inutile, soprattutto – spiega Roberto Pinton di Assobio – nel caso degli agrumi e degli altri frutti che si mangiano previa sbucciatura. Oltre all'impatto ambientale di questa mole di rifiuti, ci sono altri svantaggi legati all'imballaggio. Il costo, ad esempio, stimato intorno al milione di euro, sottraendo il quale le scuole beneficiarie del programma avrebbero potuto essere il 5 o 6 per cento in più. Ma anche l'impressione ricevuta dai bambini, che la condizione naturale della frutta sia quella di stare avvolta in pellicole di plastica, e che di conseguenza la frutta sfusa sia sporca o contaminata. Insomma, a detta di Pinton, la promozione della frutta nelle scuole sembra per molti versi una promozione della plastica. Il programma pare ad oggi un'ottima occasione persa per inserire i principi di una corretta alimentazione nel quadro più ampio del rispetto per l'ambiente e dell'uso consapevole delle risorse. Si continua a ragionare a compartimenti stagni, si pensa che l'alimentazione sia qualcosa di separato dall'ecologia, che la qualità del cibo che mangiamo non abbia a che fare con le condizioni dell'ambiente in cui viviamo. Siamo così poco avvezzi a trovare soluzioni complesse che quando scattano le emergenze rifiuti non ci resta altro che costruire nuove discariche ed inceneritori. E gridare alla vittoria girandosi frettolosamente dall'altra parte. Intanto a Napoli sfilava ieri il Monnezza day. La situazione è di nuovo fuori controllo, con 2mila tonnellate di rifiuti gettati per le strade a marcire, i topi e le piattole che scorrazzano per le case. Nelle discariche aperte nel 2008 la procura sospetta ci siano forti infiltrazioni camorristiche. La gente è stremata, e sfila per protesta. Nessun politico è presente alla manifestazione, pochissimi media ne parlano. A ben vedere viene quasi il sospetto che siano stati i manifestanti a fare le cose di nascosto. “Vuoi mica – si saranno detti – che a qualcuno venga la brillante idea di costruire un'altra discarica?”

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