Bolivia: sospesa l'autostrada amazzonica dopo la violenta repressione degli indigeni

Il presidente della Bolivia Evo Morales ha deciso di sospendere il controverso progetto di una strada in Amazzonia che spaccherebbe in due la riserva naturale Isiboro Sécure. Il progetto resterà sospeso finché non ci sarà una consultazione popolare. La decisione di Evo Morales è giunta in seguito alla violenta repressione messa in atto il 25 settembre dalla polizia contro i manifestanti.

Bolivia: sospesa l'autostrada amazzonica dopo la violenta repressione degli indigeni
Il presidente della Bolivia Evo Morales ha deciso di sospendere il controverso progetto di una strada in Amazzonia che spaccherebbe in due la riserva naturale Isiboro Sécure. Il progetto resterà sospeso finché non ci sarà una consultazione popolare. La decisione di Evo Morales è giunta in seguito alla violenta repressione messa in atto il 25 settembre dalla polizia contro i manifestanti. Secondo quanto riportato dal Giornale Radio Rai il presidente boliviano ha definito “imperdonabile” la repressione violenta declinando ogni responsabilità circa l'intervento della polizia alla marcia indigena. Il presidente, riferisce il Giornale Radio Rai, avrebbe però negato la morte negli scontri di un bambino di tre mesi, come riportato da altri media. Dubbi circa l'estraneità di Evo Morales all'azione della polizia vengono però sollevati dalle parole del ministro della Difesa Cecilia Chacon che annunciando le sue dimissioni ha affermato: “Ho preso questa decisione perché non sostengo la scelta del govreno di intervenire e non posso giustificarla e difenderla perché esistono altre alternative”. Viene dunque da interrogarsi circa le responsabilità del presidente boliviano nella repressione della marcia indigena contro la realizzazione della strada in Amazzonia. È possibile che la polizia abbia agito in totale autonomia senza aver ricevuto dal governo l'ordine di intervenire? D'altra parte, ci domandiamo, perché Evo Morales ha deciso soltanto ieri di sospendere il progetto? La marcia degli indios (una marcia di 600 chilometri verso la capitale La Paz) contro il progetto della strada che dovrebbe attraversare la più grande riserva forestale del Paese è partita infatti alla metà di agosto da Trinidad, nel nord della Bolivia. La marcia avrebbe dovuto concludersi nella capitale La Paz. Due giorni fa, il 25 settembre, la marcia è stata però interrotta dalla polizia che ha intercettato la colonna di manifestanti nella cittadina di Yucumo, a nordest di La Paz. Il progetto contestato dai guaranì e dagli altri popoli dell’Amazzonia boliviana riguarda il collegamento autostradale che da Manaus, in Brasile, dovrebbe arrivare fino a Manta, porto ecuadoriano sul Pacifico. Secondo il progetto un pezzo del tratto boliviano dovrebbe attraversare l’area del territorio indigeno e parco naturale Isiboro Sécure (Tipnis) dove vivono 16 comunità indigene, per un totale di 50 mila persone persone. E proprio da queste comunità è partita la protesta contro il governo, accusato di perseguire una politica favorevole alle industrie minerarie e alle grandi opere in contrasto con i principi di difesa della Pachamama (la Madre terra) sanciti anche nella nuova costituzione boliviana, approvata a febbraio del 2009.

Commenti

Non ci facciamo ingannare. Dopo il delitto Matteotti, di fronte all'indignazione nazionale, anche Mussolini nascose la mano (dichiaró: "un delitto che non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del governo e del parlamento") . In Bolivia, come si suol dire, non si muove una foglia che Evo non voglia. Organi repressivi, polizia, esercito, tutta la magistratura sono al completo ed esclusivo servizio del partito di governo dove l'unica e sempre ultima parola é quella di Evo (ecco qualche affermazione di giudici e pubblici ministeri :"il presidente ci ha mandato a investigare", "Evo ha ordinato la detenzione", ecc. ecc.). Del resto l'aveva detto varie volte il ministro degli esteri quando era andato a "negoziare" con gli indigeni, ripetendo il karma di Morales: "la decisione (della costruzione della strada) presa dal presidente é irrevocabile". Ma Evo é anche intelligente. Il potere, la detenzione del potere, richiede anche qualche venia, qualche piccolo passo indietro, tanto poi chi pagherá saranno altri. Quando alla fine del 2010 aveva decretato il "gazolinazo" (ancora una volta nel silenzio completo dei latinoamericanisti italiani), con l'aumento del 100% di benzina e diesel, con tutte le conseguenza per l'economia popolare, riapparve dopo 3giorni in televisione (la stessa televisione di governo che ieri affermava che l'intervento era stato ordinato perché gli indigeni era minacciosi con i loro archi e freccie) per dire che il gazolinazo era cancallato. Perché questo paso indietro? Perché la sua base elettorale, anzi, la popolazione dell'urbe che l'ha portato al potere, ElAlto, l'enorme cittá sopra la capitale La Paz, iniziava a scendere minacciosa verso il palazzo di governo. Evo debe aver ricordato com'era finito Goni qualche anno prima (2003) e pragmaticamente si chiese: potere o governo? Potere. Ora succede lo stesso: di fronte alla reazione dei normalmente "ingenui" e disinformati media internazionali (caduti facilmente nella trappola del difensore della pacha mama), che finalmente parlano della marcia solo dopo la repressione, solo dopo che donne, bambini ed anziani sono stati "evacuati" violentemente - stessa parola usata dal terzo raich contro sappiamo chi - Evo fa marcia indietro. Non si aspettava questa pur tiepida reazione internazionale, in completo silenzio durante i 40 giorni di marcia, mentre il governo minacciava, denigrava (servi della CIA, marcia dell'ambasciata USA, ecc. Ecc.), mentre mandava migliaia di poliziotti, organizzava blocchi stradali per impedire la marcia con gli squadristi colonizzatori, elettori di Evo, mentre impediva che gli indigeni potessero ricevere alimenti ed acqua. Signori apriamo gli occhi: agli indigeni si é nagato addirittura l'accesso all'acqua senza che nessuno dica nulla!! Ad Evo l'indignazione nazionale in Bolivia importa poco, se no quella di El Alto. Ancora nella mattinata di ieri, tanto per chiarire il suo "rammarico" per la repressione, stava giocando a calcio a Sucre e nelle dichiarazioni pubbliche non aveva espresso nessuna critica alla repressione (naturalmente: l'aveva ordinata lui). Solo dopo, solo di fronte alle notizie internazionali ha reagito con il soliti scarica barile cercando di accreditare per i soliti ingenui il vecchio adagio: Mussolini é buono, i cattivi sono i suoi consiglieri. Durante la giornata aveva solo affermato che avrebbe convocato un referedum sulla strada tra due dipartimenti del paese, cochabamba e Beni, direttamente interessati dalla strada (in realtá l'Isiboro Secure é sempre stato solo territorio beniano, ma questo é un altro discorso). Poi, verso sera, é scomparso dal discroso a reti unificate in tv il referendum, forse perché qualche consigliere deve avergli ricordato che l'autoderminazione dei popoli non la decidono popoli esterni, le colonie. L'indipendenza della nuova caledonia (o dell'Algeria o dell'India, o della Bolivia a suo tempo) non la decidono tutti i Francesi o inglesi o spagnoli. L'autodeterminaizone dei popoli, diritto riconosciuto oramia da anni, anche dai governi neoliberali prima di Evo, gli é dunque sconosciuta. Ha ragione la dirigente indigena Justa Cabrera, un'anziana perseguitata a suo tempo dalle oligarchie di destra ed ora grande voce degli indigeni: "questo é il goveno piú razzista da quando, 32 anni or sono, gli indigeni dell'amazzonia e del chaco della Bolivia si sono organizzati".
pedro navaja, 27-09-2011 06:27
"L'intervento guidato dal nostro ministero della Difesa è imperdonabile". Eeeh? Chi vuole prendere per scemo. Adesso vedrete, salta fuori la teoria delle poche mele marce. Che cattivi i poliziotti, disse il politico che li aveva (indirettamente) mandati. Certo, gli agenti che hanno esagerato o che hanno violato la legge sono responsabili ma è responsabile pure lui di aver creato quella situazione, o almeno di averli mandati a disperdere la marcia. Non sto dicendo che non ci sia autonomia della polizia, ma il politico non può mai dire del tutto che non c'entrava...
Marco, 27-09-2011 08:27
E stavolta non possono argomentare sul fatto che il bambino era pericoloso (fatto per tanti manifestanti morti, anche in parte a ragione ma sempre relativizzando il fatto che, in un mondo migliore, non sarebbero morti)
Marco, 27-09-2011 08:27
Pedro, grazie, nel tuo commento sul fai assoluta chiarezza. Morales ha denigrato la marcia dichiarando che era manovrata da USA, Goni e C., ha usato ancor prima della polizia i coloni "indigeni" come scusa per giustificare la presenza della polizia. E questi atti sono davvero gravissimi, per la cosa in sè e perchè per chi non conosce le dinamiche del paese è facile dargli credito.
anna maspero, 28-09-2011 09:28

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