Grecia: è ricatto internazionale? In arrivo la decisione sul prestito

Fra poche ore è attesa la decisione definitiva dell'Eurogruppo riunito a Bruxelles sul prestito di 130 miliardi alla Grecia. I ministri delle finanze Ue sembrano orientati verso il sì, nonostante lo scetticismo tedesco. Intanto, fa discutere la decisione del governo Papademos di acquistare armamenti da Francia e Germania, e una lettera dell'inventore del Sirtaki, Theodorakis, parla di "complotto per cancellare il paese".

Grecia: è ricatto internazionale? In arrivo la decisione sul prestito
Fra poche ore i cittadini greci sapranno la risposta definitiva. Se quella carneficina di diritti, ricchezza e democrazia che sono state le ultime manovre varate dal governo Papademos sono valse almeno a sbloccare il prestito di 130 miliardi di euro - utile giusto per prolungare l'agonia ellenica - oppure no. Stasera infatti l'Eurogruppo, composto dai ministri delle finanze della Unione europea, si riunirà a Bruxelles per decidere sul prestito alla Grecia. Dopo mesi di rinvii, di richieste di sacrifici economici e sociali, di ricatti e minacce operati sventolando lo spauracchio del default, sembra infine giunta l'ora di prendere una decisione definitiva. Secondo le indiscrezioni emerse nei giorni scorsi, l'Eurogruppo sembra orientato per il sì agli aiuti. “A questo momento sembra che si vada proprio in questa direzione”, ha dichiarato in un'intervista televisiva Maria Fekter, ministro austriaco delle Finanze. “Non credo che ci sia una maggioranza che vada in una direzione diversa perché una strada diversa è enormemente ardua e costa molti molti soldi”. Anche Constantine Papadopoulos, ministro greco degli Affari economici internazionali, si è mostrato ottimista, sostenendo che ci sono segnali che lasciano intendere che i ministri dell'Eurogruppo accetteranno le assicurazioni di Atene per la riduzione del deficit. Fuori dal coro invece il ministro tedesco dell'Economia Wolfgang Schauble, capofila degli “inflessibili”, secondo cui le riforme varate dalla Grecia non sono ancora sufficienti. La Germania d'altronde è da sempre il principale ostacolo a politiche economiche più permissive da parte dell'Ue. Con le elezioni del 2013 alle porte la cancelliera Angela Merkel e il suo entourage non sono affatto intenzionati a mostrarsi permissivi verso la Grecia. Intanto c'è già chi sostiene che i 130 miliardi previsti non saranno sufficienti a riportare il debito sovrano ellenico alle misure previste entro il 2020. Adesso il debito greco è pari al 160 per cento del Pil; nei prossimi 8 anni dovrebbe scendere fino al 120, ma le nuove previsioni Ue sui conti greci hanno messo in evidenza che con la tendenza attuale, il debito si collocherebbe al 129 per cento del Pil. Fa discutere, poi, la decisione del governo greco di acquistare armamenti francesi e tedeschi. Come ironizza Marco Nese sul Corriere, “i greci sono alla fame, ma hanno gli arsenali bellici pieni. E continuano a comprare armi. Quest'anno bruceranno il tre per cento del Pil in spese militari. Solo gli Stati Uniti, in proporzione, si possono permettere tanto”. La decisione è stata presa in seguito alle pressioni di Germania e Francia che hanno lasciato intendere che l'approvazione della nuova tranche di aiuti era in qualche modo subordinata all'acquisto delle loro armi. I due paesi non sono nuovi a tale tipo di pressioni nei confronti della Grecia. “L'estate scorsa – continua Nese - il Wall Street Journal rivelava che Berlino e Parigi avevano preteso l'acquisto di armamenti come condizione per approvare il piano di salvataggio della Grecia. E così il leader di Atene (all'epoca era Papandreau ndr) si è dovuto piegare. A marzo scorso dalla Germania ha ottenuto uno sconto, invece dei 4 sottomarini ne ha acquistati 2 al prezzo di 1,3 miliardi di euro. Ha dovuto prendere anche 223 carri armati Leopard II per 403 milioni di euro, arricchendo l'industria tedesca a spese dei poveri greci”. I reiterati abusi che nel corso degli anni sono stati perpetrati dal mondo dell'alta finanza internazionale nei confronti della Grecia ha portato il grande compositore e attivista politico greco Mikis Theodorakis a scrivere una lettera aperta al popolo ellenico, invitandolo alla rivolta come avvenne nel 1944, all'epoca dell'occupazione nazista. Theodorakis, 87 anni, inventore del Sirtaki, usa parole di fuoco. “Esiste un complotto internazionale che ha l’obiettivo di cancellare il mio paese. È iniziato nel 1975 opponendosi alla civiltà neo-greca, è continuato con la distorsione sistematica della nostra storia contemporanea e della nostra identità culturale e adesso sta cercando di cancellarci anche materialmente con la mancanza di lavoro, la fame e la miseria. Se il popolo greco non prende la situazione in mano per ostacolarlo, il pericolo della sparizione della Grecia è reale. Io lo colloco entro i prossimi 10 anni. Di noi, resterà solo la memoria della nostra civiltà e delle nostre battaglie per la libertà”. La lettera è la testimonianza di un altro volto della Grecia, che resiste, non cede al ricatto finanziario, difende la propria terra e le proprie tradizioni contro chi cerca di appropriarsene o di cancellarle col ricatto. [video|nigel_farage_questione_greca] LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI SULLA CRISI GRECA

Commenti

Theodorakis con l'acutezza e la passione che unisce cuore, mente e spirito dell'artista, ha centrato il punto dell'epilogo voluto dal capitalismo antagonista nella concorrenza-sfida della globalizzazione: la completa disponibilità del suolo grego. Non avverrà, non deve avvenire e avverrà invece che, naufragato miseramente il ricatto, verranno finalmente riprese le fila, una per una, dei cosiddetti "debiti sovrani" che saranno ridimensionati degli importi fatti pagare dai rispettivi impersonificati governanti e governati che hanno illegittimamente lucrato.
Franco, 20-02-2012 05:20

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