Risuonare e rivelare

Il processo pedagogico che conduce dalla gioia come emozione alla gioia come stato dell’essere si articola in quattro fasi. In questa puntata analizziamo la seconda e la terza delle principali fasi della relazione tra insegnante e allievo: risuonare e rivelare.

Risuonare e rivelare
Risuonare: ascoltare con l'orecchio dell’altro La 'risonanza' va intesa come un fenomeno non solo fisico (uditivo), ma anche intellettuale, emotivo, che invade cuore, mente e spirito, e che quindi va accolta in tutto l'essere. Grazie ad essa l'insegnante capirà se l'attività prescelta dello studente è portatrice di gioia. Ciò implica che, come lo affermano i professori del Free Progress, egli sia in 'presenza' prima di tutto di se stesso, che sia in grado di comprendere appieno la propria verità per poter intendere quella altrui, di ascoltare con l'orecchio dell’altro[1]. L’empatia, valore sul quale si basano tutti i metodi di educazione alla pace e alla non-violenza, è la chiave per comprendere ciò che gli altri sperimentano e vivono, e per stabilire relazioni armoniose. L’empatia esige che si ascolti con tutto il proprio essere, compreso lo spirito, condizione che richiede uno stato di vacuità di tutte le facoltà. Quando questa è raggiunta, allora si riesce a cogliere direttamente tutto ciò che ci si presenta davanti, attraverso un processo che non passa dalla comprensione uditiva o intellettuale, ma va ben al di là. Ciò sarà causa di gioia, una gioia che esce qui dal dominio delle emozioni per dirigersi verso il regno dell'essere, che “è concepita e praticata nel presente. (...) È una risonanza, un'etica, la fonte di tutto il creato...”[2]. Rivelare A partire dal momento in cui viene stabilita una relazione stretta con lo studente, si potrà capire se le attività verso cui si dirige sono fautrici e rivelatrici di ciò che egli realmente è, di ciò che ha da compiere. È per questo motivo che il passo precedente è fondamentale: poiché l'insegnante dovrà utilizzare qui non solo le sue qualità psicologiche o pedagogiche, ma soprattutto quelle legate all’intuizione Non si troverà quindi di fronte alla tentazione di forzare lo studente verso scelte predefinite, dettate dal programma scolastico, spesso vissute come perentorie o definitive, ma stimolerà la sua curiosità su tale o tal’altro argomento, attraverso attività creative. Nella gioia che la scoperta di se stessi può provocare, l’insegnante non dimenticherà di considerare i successi, ma anche le difficoltà e gli errori dello studente, che saranno considerati non come fallimenti, ma come elementi necessari e fondamentali nel percorso didattico. Nel caso in cui invece non riscontri nell’allievo nessun piacere ad imparare, nessuna gioia a creare o studiare, questo sarà presto evidente, e l'insegnante potrà fare il punto della situazione, senza temere di aver perso del tempo. Se per contro ciò che lo studente decide di studiare “risuona” con i propri interessi più profondi, questa scelta provocherà della gioia in lui, e sarà naturalmente riconosciuta dal docente e dai suoi coetanei nella sua natura fondamentale. La gioia “emozione – guida” non è superficiale, non è eccitazione, ma forza di pace. Note: [1] Trinh T. Minh-ha e Jean-Paul Bourdier, op.cit. [2] Nicolas Go, op. cit.

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