Risvegliare, svegliarsi. La gioia come consapevolezza

Il processo pedagogico che conduce dalla 'gioia come emozione' alla 'gioia come stato dell’essere' si articola in quattro fasi. In questa puntata analizziamo l'ultima delle principali fasi della relazione tra insegnante e allievo: risvegliare, svegliarsi.

Risvegliare, svegliarsi. La gioia come consapevolezza
Perché il maestro diventi 'colui che risveglia', il primo passo sarà quello di 'risvegliarsi a se stesso'. In perpetua creazione, egli sarà "alla ricerca della verità, non necessariamente un grande Yogi, ma un essere alla ricerca, che non si nasconde", come lo definiscono gli insegnanti di Auroville. In questa educazione, gli atti contano tanto quanto le attitudini e le maniere di essere, perché "essere un educatore, è finalmente mostrare la via a partire da ciò che facciamo, quello che siamo" [1]. Si tratterà, potremmo aggiungere, di assumere la postura umile di "colui che sa di non sapere" e che (si) scopre, che fa imparare ed impara allo stesso tempo degli altri, come la figura letteraria di Jacotot, 'il Maestro Ignorante' di Jacques Rancière [2]. Lungi dall'essere banale, si tratta con questo, di accettare un cambiamento radicale di postura che può stravolgere e trasformare il nostro modo di pensare la scuola (ma anche il mondo!). L'obiettivo della rivelazione della gioia segue un percorso graduale, e dovrà essere stimolato da attività che coinvolgono tutte le dimensioni dell'essere: il corpo fisico (attraverso il rilassamento e movimento cosciente), la mente (con la concentrazione, lo stimolo dell’immaginazione e della creatività) e lo spirito (l'apertura del cuore, il silenzio mentale, la meditazione)[3]. Si tratta di un viaggio verso la scoperta del Sé superiore che l’educazione alla gioia propone, più coerente con la via proposta dalla "spiritualità laica" (Barbier, Conte Sponville), piuttosto che da una scelta religiosa. Sarà una "pratica di saggezza che fà a meno di ogni ragione e si realizza nell'arte, nel riso e nel sacro e s’interroga sulla possibilità singolare della gioia", come ricordano le sublimi parole di Nicolas Go[4]. È la gioia che esce dalla sfera delle emozioni e diventa aspirazione dell’essere all'unione con l'Assoluto. Diversa dalla 'gioia–emozione', la 'gioia–stato' sarà riconosciuta per la sua sostenibilità e la sua autonomia, indipendente da cause esterne. Si tratta per l’insegnante e lo studente, di aprirsi ad una dimensione interiore che è ben più ampia di quella psicologica perché contiene la 'totalità', in un processo di coscientizzazione. Fine ultimo dell’educazione, la gioia del 'risveglio' è trascendente ed immanente al tempo stesso, diventa 'trans-immanente'. È sostanziale alla vita, al corpo, alla materia, alla realtà, ma la attraversa e va 'al di là' della Natura e dei suoi limiti, collegandosi ad una dimensione molto più ampia, che abita il corpo e la trascende. Guidati dall’approccio transdisciplinare, siamo finalmente in grado di riconoscere la natura del soggetto nella sua 'gioiosa essenza', non frammentata, Uno con il Tutto. La Gioia ritrova finalmente il suo senso d’origine, di unione tra gli individui, tra l’individuo e la dimensione dell’Assoluto. Anche l’educazione ritrova qui il suo significato perduto, essa 'conduce', 'nutre', 'tira fuori' ciò che in noi esiste di meglio. Applicata attraverso processi partecipativi nelle scuole, con un coinvolgimento responsabile sia dei genitori che degli insegnanti, l'educazione alla gioia avrà il compito di guidare i bambini attuali e le generazioni future nel mettere in luce nella loro coscienza ciò che esiste di più importante, la gioia di vivere pienamente la vita. Note 1. Intervista a C. , insegnate di Auroville. 2. Ranciere Jacques, Le Maître ignorant. Cinq leçons sur l’emancipation intellectuelle, Fayard Poche, 2004. 3. Jeanne Mallet, Ethique et éducation, Aix, Omega Formation, 2003 4. Nicolas Go, op. cit.

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