La rivincita dell'Islanda: non c'è benessere senza partecipazione

Mentre nel resto d'Europa le economie nazionali fanno segnare record negativi, l'Islanda si distingue con una disoccupazione in calo al 6 per cento ed una crescita per il 2012 del 2,4. Intanto, prosegue il percorso partecipativo, con la nuova costituzione ormai pronta, nuove piattaforme online per la democrazia diretta ed una più equa distribuzione delle ricchezze.

La rivincita dell'Islanda: non c'è benessere senza partecipazione
La notizia si riassume tutta nei dati Ocse sullo sviluppo usciti circa un mese fa. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha stilato come al solito la lista delle previsioni economiche dei paesi membri per il biennio 2012-2013. Scorrerla è come osservare una mappa della peggiore crisi economica della storia. La disoccupazione raggiungerà il 18,5 per cento in Grecia, il 22,9 in Spagna, il 14,1 in Irlanda e il 13,8 in Portogallo. Portogallo, Grecia e Italia saranno in recessione: le loro economie si contrarranno rispettivamente del 3,2 per cento, del 3 per cento e dello 0,5. Ma basta soffermare lo sguardo altrove per osservare dati del tutto differenti. Parliamo dell'Islanda. Una crescita prevista del 2,4 per cento nel 2012, la disoccupazione scesa al 6 per cento. Parliamo di cifre sbalorditive in tempi come questi. Soprattutto se le confrontiamo con quelle di qualche tempo fa, quando l'Islanda – fra le prime nazioni ad essere colpite dalla crisi - faceva registrare le prestazioni peggiori a livello mondiale. Insomma, proprio la nazione che si è opposta fermamente al ricatto globale del debito, che ha riaffermato la propria sovranità popolare rifiutandosi di pagare per gli errori commessi da banchieri e speculatori privati, è anche quella che si è ripresa meglio dalla terribile crisi che gli era piombata addosso. Ci sarà forse una relazione? Ma come, ci si chiederà, non avevano detto che l'Islanda sarebbe stata la Cuba del nord? Non aveva, l'élite finanziaria mondiale al completo, condannato il paese ad un destino di estrema povertà, se i suoi cittadini non avessero seguito alla lettera i dettami di Fmi, Bce, Ue? Sì, lo avevano detto, sì lo avevano fatto. Ma gli islandesi, gente di mare, schietta e testarda, non c'erano stati. Con ben due referendum, con esiti plebiscitari, avevano affermato che quel debito privato loro non l'avrebbero pagato. I fatti stanno dando ragione agli islandesi. E non è tutto. Il popolo islandese ha portato avanti il percorso di democrazia partecipativa avviato con la cosiddetta “rivoluzione silenziosa”. Adesso ha una nuova costituzione già pronta, redatta da un'assemblea democraticamente eletta con l'aiuto di internet ed il controllo e l'ausilio continuo della cittadinanza, che aspetta di essere approvata con un referendum nei primi mesi del 2012. Alcune città, fra cui la capitale Reykjavík, si sono dotate di piattaforme online per la democrazia diretta, che cercano di stimolare e coinvolgere sempre di più i cittadini nelle decisioni delle amministrazioni, in un circolo virtuoso di partecipazione sociale. Dal luglio 2010, poi, l'Islanda è un vero e proprio paradiso per giornalisti e liberi pensatori di tutto il mondo. Il 16 luglio 2010, infatti, il parlamento ha approvato una legge che garantisce a pieno la libertà di espressione, con una tutela specifica per internet. Viene garantita l'impunità a chiunque pubblichi su internet informazioni riservate militari, giudiziarie o societarie ed è tutelato anche chi viola un segreto di stato. L'Islanda promette dunque una copertura quasi totale ai disvelatori di segreti, e non potrà dare esecuzione ad alcuna rogatoria estera che miri ad oscurare un sito internet islandese contenente tali informazioni. Infine, un'altra recente statistica pubblicata dall'Ocse mette l'Islanda al terzo posto assoluto per quanto riguarda l'equità della distribuzione delle ricchezze. Volete sapere gli ultimi in classifica – ovvero i paesi con maggiori disparità economiche-? Nell'ordine, dal peggiore, Cile, Israele, Italia, Portogallo, Gran Bretagna e Stati Uniti. Tutti paesi che hanno sperimentato politiche ultraliberiste o sono andati incontro ai famigerati “salvataggi”. Siamo ancora sicuri che la strada che ci è stata imposta – a noi, cittadini italiani - per uscire dalla crisi sia la migliore? Leggi anche: Islanda, quando il popolo sconfigge l'economia globale Dall'Islanda all'Italia, la strada dei diritti per uscire dalla crisi In Islanda lo Stato paga i mutui. E continuano le indagini sul crack PER APPROFONDIRE LEGGI IL LIBRO "ISLANDA CHIAMA ITALIA - STORIA DEL PAESE CHE RIFIUTO' IL DEBITO", EDIZIONI LUDICA

Commenti

salve, ho letto l'articolo sul mensile di Emergency riguardante l'Islanda, dal quale si ricava ben altra immagine della situazione islandese. Si parla infatti di un forte incremento dell'emigrazione, di un intervento capestro del FMI con relativo taglio al welfare e del tradimento delle aspettative dei cittadini nei confronti del governo di sinistra....
Niki, 20-12-2011 03:20
In Islanda può funzionare perché sono poche centinaia di migliaia le persone che abitano quell'isola. In Italia con una popolazione di milioni di persone da mettere d'accordo, con arie del paese che sono culturalmente agli antipodi, nonché con un diverso livello di sviluppo è semplicemente impossibile. Per non parlare dei poteri forti, occulti o meno che sicuramente si metterebbero di traverso.
Dav, 20-12-2011 03:20
Pur condividendo il giudizio etico di fondo dell'articolo, la premessa è del tutto sbagliata: come si possono paragonare le performance economiche di una nazione di 300.000 abitanti con anche il pur piccolo Portogallo?
Marco, 20-12-2011 03:20
il nuero di persone di uno stato non centra un emerito fico secco cercate di pensare poi parlare. Anche l islanda e stata in crisi leggete l articolo) e il numero delle persone era lo stesso. Anche loro con le politiche bancarie e la privatizzazione delle stesse stavano crollando economicamente. Le banche vanno espropriate dai privati e nazionalizzate e lo si puo fare. Perche le banche erano nazionali e sono state ventdute ai privati senza il consenso del popolo. Cosi anche tutte le altre compagnie nazionali tipo enel, Sip, Ferrovie stato, alitalia, etc. E il popolo che decidea e ce lo si deve di nuovo mettere in testa. Nazionalizare un qualcosa non significa dipingerlo di rosso ma anche trattenere i profitti all interno dello stato e non investire in capitali stranieri ma nazionali. Quindi questi 2 commenti o sono stati fatti da degli sbirri del sistema, quelli che vanno nei blogs a destabilizzare o da 2 persone a cui han fatto il lavaggio del cervello e svuotato l anima.
Mauro, 20-12-2011 07:20
e non voglio sentir parlare che su altre piataforme giornastiche quali emergency la storia dell' islanda non sia cosi rose e fiori e anche che l' islanda sia morfologiacamente diversa e siano solo 300.000mila abitanti e quindi non sia paragonabile all' italia e cosi via...l'islanda aveva un debito pubblico pari a quattro-cinque volte il PIL. e quindi in proporzione superiore a quello dell' italia... e po l'eggetevi cosa dicono i siti islandesi o veri e propri islandesi... che ridere che mi fa monti :rigore e crescita:hahahaha 300.000mila islandesi sono riusciti a capire la verita, invece dubito che su 60milioni d'italiani quelli che ci avranno capito qualcosa saranno manco 300.000mila
Dantes, 20-12-2011 08:20
bravo dantes leggetevi tutto quello a cui concordano economisti e monetaristi e prima di tutto quello che diceva marx e cioe l,unica cosa che ottengono i popoli a propio vantaggio e il" debito" pubblico perche " debito" dello stato significa piu moneta in circolazione e quindi ricchezza inalterate o in aumento maggiori investimenti.QUINDI QUANDO LO STATO A UN DEBITO TROPPO ELEVATO HA SOLO UN MEZZO PER RIDIMENSIONARLO STAMPARE NUOVA MONETA E QUINDI CREARE UN PO DI INFLAZIONE SONO TUTTI CONCORDI ALMENO SU QUESTO PUNTO ANCHE PERCHE E L,UNICA MANIERA PER RIEQUILIBRARE TUTTO.VOI DIRETE PERCHE NON SI FA ,NON SI FA PERCHE A QUALCUNO O PIU DI UNO NON HA INTERESSE A FARLO E PIU COMODO VINCERE LE GUERRE CON I PANZER ECONOMICI E ANCHE PERCHE MONTI IL SUO GOVERNO E LE CORNACCHIE DEL COLLE SONO AGENTI DEGLI ULTRACONSERVATORISSIMI GOVERNI MONDIALI DEL CAPITALE FINANZIARIO CHE MIRANO ALLA NOSTRA POVERTA PER COMPRARCI CON UN PEZZO DI PANE.DILLO A LA GENTE IN CHE MANI DI PSICOPATICI SIAMO.E CHE RAZZA DI STUPIDI SIAMO NOI ATENERE ANCORA IN PIEDI QUESTO CARROZZONE
claudio 50, 21-12-2011 11:21
PETIZIONE CONTRO LO STATO ITALIANO PERCHE' NON REGALI 230 MLD ALLE BANCHE A NOSTRE SPESE! Cari amici, chiedo URGENTEMENTE a quelli di voi che la condividono di lanciare la petizione che segue sul sito di Avaaz (clicca su questo link), e riempiendo il relativo modulo in questo modo: - tuo nome, cognome e indirizzo email - Paese: ITALIA - Area tematica: lasciare il default (="suggerisci una nuova campagna") - OGGETTO DEL MESSAGGIO: LO STATO ITALIANO NON REGALI 230 MLD ALLE BANCHE A NOSTRE SPESE! - Messaggio: copiare il testo qui sotto Come ci spiega per es. l'articolo "Corsa delle banche italiane all'asta Bce" di Moyra Longo su "Il Sole 24 Ore" del 21/12/11, lo Stato italiano si è assunto un debito nei confronti delle Banche italiane, che può arrivare fino a tale somma! L'ultima manovra del governo Monti infatti ha offerto alle banche italiane obbligazioni garantite dallo Stato per un ammontare massimo pari al patrimonio di vigilanza di ogni istituto, cioè in totale secondo Bankitalia appunto 230 MLD di euro. Questo vuol dire le BANCHE nel loro complesso ora possono farsi prestare una somma del genere dalla BCE (che gliel'ha appena messa a disposizione a mezzo asta) e poi spendersela allegramente (donandoli per es. ai propri manager, a società di facciata, giocandoseli in speculazioni finanziarie, ecc...), tanto, una volta che saranno diventate insolventi, lo Stato italiano, e quindi I SUOI CITTADINI SARRANNO OBBLIGATI a ripianare i loro debiti. Chiediamo alla comunità Avaaz di farsi promotore di una petizione presso lo Stato italiano e verso la Comunità Europea perché, come nel caso della Grecia, "i soldi pubblici non premino le banche, che sono le responsabili della crisi economica".
dario tempra, 23-12-2011 10:23
In questi giorni aprofittando del natale e delle feste la commissione europea puttana del sistema ha passato una legge che permette l entrata delle sementi monsanto OGM nelle culture europee. Rispettivamente mais, cotone, soya. Ho riniziato ha coltivare l orto dei miei genitori e a ripolare il frutteto. ho dimezzato le spese e migliorato la mia salute. ora sto cominciando a seguire i dettami della permacultura per raggiungere sempre piu un autosufficienza.
Mauro, 03-01-2012 12:03
Questo articolo é una bufala (non la mozzarella) plateale. http://mazzetta.wordpress.com/2011/12/27/le-bufale-sulla-rivoluzione-islandese-nascono-in-italia/
Lorenzo, 02-01-2012 11:02
è uscito il libro "Islanda chiama Italia - Storia del paese che rifiutò il debito" di Andrea Degl'Innocenti! http://shop.ludicaweb.com/products-page/viaggi/islanda-chiama-italia/
Redazione, 08-07-2013 12:08

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