La Sicilia, i Forconi e l’Islanda. Strani legami contro il default

Cosa accadrebbe se la Sicilia dimostrasse che è legalmente possibile un percorso diverso da quello imposto dalla finanza europea e la democrazia dei cittadini vincesse come in Islanda? Se lo chiede Marcos Francia, in questo esercizio di immaginazione.

La Sicilia, i Forconi  e l’Islanda. Strani legami contro il default
Da tanto tempo si legge molto su come vanno le cose in Sicilia. Sono generalmente riflessioni su argomenti specifici che spesso sono de-contestualizzati. Le grandi testate da mesi sembrano rispondere tutte ad una logica ben precisa e danno la sensazione di 'coro unanime' di disapprovazione. Ricorre più o meno spesso la parola 'fallimento' o 'default'. Siamo nel mezzo di una campagna mediatica. Questo giornale è stato tra i primi a pubblicare della rivolta dei Forconi e, certamente, il primo a comprendere la portata dell’evento. Sull’argomento ci sono stati picchi di accessi, come spesso è capitato parlando di cose che i grandi media ignorano, parlando di chi realmente può e vuole cambiare e si impegna in prima persona. Sentire molti rappresentanti delle istituzioni parlare di rischio fallimento per la Sicilia è stata una sorpresa. Peggio della Sicilia in Italia, sul piano economico finanziario, versano varie regioni. Usando il punto di vista finanziario che contraddistingue chi governa attualmente il nostro paese, poi, la Sicilia è impegnata in un percorso di risanamento iniziato anni fa e da cui non sembra si sia mai allontanata. Qualcosa non torna. C'è da chiedersi se più del default potesse spaventare la possibile reazione al default in una terra che ha dimostrato di poter e sapere reagire quando si sente ingiustamente vessata, in una terra che ha dato e dà tanto al nostro paese soprattutto in tema di legalità e pensiero politico, per non parlare della creatività imprenditoriale e della voglia di lavorare delle giovani generazioni. La conclusione semplice ma non semplicistica forse è che la Sicilia, a differenza delle altre regioni più o meno indebitate è a statuto autonomo e gode di una serie di privilegi che potrebbero essere esercitati se il "popolo sovrano" lo chiedesse. Immaginatevi, ad esempio, se in Sicilia iniziassero a stampare denaro o cercassero di trovare soluzioni diverse all’indebitamento di quelle che individua il governo centrale. Immaginatevi se i cittadini individuassero percorsi che si differenzino nei fatti e nei risultati da quanto imposto da un Governo non eletto democraticamente che forse inizia a preoccuparsi del fatto che laddove i cittadini possono esercitare la democrazia la esercitino davvero. Cosa accadrebbe se legalmente la Sicilia dimostrasse che è possibile un percorso diverso da quello imposto dalla finanza europea e la democrazia dei cittadini vincesse come in Islanda? Basterebbe un evento del genere a risvegliare gli italiani intorpiditi da anni di TV ed intimoriti ogni giorno da scenari catastrofici confezionati ad hoc? LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI SUL 'MOVIMENTO DEI FORCONI'

Commenti

La Sicilia riceve cospicui aiuti dallo Stato, i membri del parlamento regionale guadagnano 17 mila euro netti ( emolumenti di superiori a quelli di Obama), i dipendenti pubblici sono una pletora ( vedi sul blog di Beppe Grillo la testimonianza di un bravo e coraggioso giornalista siciliano). Ma di quale Sicilia si sta parlando?
carlo carlucci, 26-07-2012 12:26
peccato che la Sicilia non é l'Islanda perché lì non esistono clientelismi e assunzioni nella Pa come se fosse un sussidio sociale. Sarebbe ora che i siciliani si svegliasserero e se la prendessero con i propri politici incapaci e mafiosi.
assente, 26-07-2012 12:26
Evidentemente si scambiano le prerogative offerte dallo Statuto Siciliano alla nostra Regione con la facoltà di sperperare denaro ( che sempre pubblico è) in spese correnti ( possibilmente clientelari) al posto di investimenti che producano veri posti di lavoro. La nostra classe politica ha utilizzato la facile elargizioni di finti posti di lavoro per ottenere il consenso ed auto-rigenerarsi ad ogni elezione. Ci vuole un sano commissariamento da cui ripartire utilizzando le nostre molte risorse (soprattutto umane).
Carmelo Criscione, 26-07-2012 05:26
Quel bravo giornalista di cui parli non conosce lo Statuto e lo offende. E' solo un ignorante non statelo a sentire. E' uno di quelli che va avanti con la solita solfa a cui credono tutti: la Sicilia è il peggio del mondo, solo corruzioni, clientele, tutto è cattivo, tutto è male, l'Italia starebbe meglio senza ma intanto quando si parla di indipendenza gli stessi ti dicono " ma no che dici, l'Italia è una sola, non sognare ".
Marsi, 26-07-2012 10:26
E' vero i mali della Sicilia sono i mali dell'Italia, B ne è un prototipo. E' difficile per non dire impossibile che da uno Stato siffatto possa giungere un valido aiuto alla Sicilia.
carlo carlucci, 27-07-2012 10:27
La crisi economica è stata provocata, per favorire i paesi emergenti, spostare capitali e indebitare nuovi clienti. Il futuro dell'isola è una moneta propria e defiscalizzazione dei prodotti petroliferi. C'è un libro Masters Paradise che parla di questo.
Salvatore Fugali, 27-07-2012 11:27
I mali della Sicilia sono cronici e occorre una rivoluzione copernicana nel campo politico. La Sicilia è nata per essere saccheggiata e spoliata prima dai suoi tiranni dominatori .Ora da una classe politica arruffona sprecona che cura solo il proprio orticello del clientelismo e dei privilegi. questa è terra del Gattopardo .Tomasi di Lampedusa insegna.Non si fa niente per cambiare .Si fa tutto per lasciare ogni cosa inalterata. quindi si rimane fuori dal tempo ,nel sottosviluppo e arretratezza di tutto delle infrastrutture ,della disoccupazione.Prossimamente quelle 90 mignatte dell'assemblea regionale sedicenti onorevoli si ripresenteranno per il voto regionale. In virtù della spending rewiù dovevano scendere a 70 ma restano 90 a dispetto delle promesse dei tagli. Sti onorevoli sono tanto onorevoli che si sono approvata la legge secondo cui ciascuno onorevole per la morte ha diritto ad attingere %u20AC5.000 dall'erario regionale per le spese funerarie alla faccia loro.Non parliamo di buonuscite, bonus ,e pensione.Basti pensare che ultimamente un boiardo regionale in qualità didirigente regionale delle foreste fumesso in pensione con un assegno mensiledi 45.000%u20AC(circa 1500%u20AC al dì) avete capito bene millecinquecento euro al giorno di pensione manco fossimo il Paese di Bengodi in Sicilia. Poi i cassieri si sono accorti dell'errore e sono corsi ai ripari dimezzando l'assegno. Ma il boiardo fece ricorso perchè riteneva di essere leso nei diritti. Questa è storia moderna della Sicilia .Storia del xxi secolo. leggetevi gli annali DELLA STORIA SICULA per sincerarvi.Caro Marcos Francia vai in Islanda per capire di più.La nostra isola è terra di saccheggio e spoliazioni.E ai sicilianii governanti e amministratori di turno lasciano solo gli occhi per piangere .La storia si ripete come ai tempi dell'antica Roma che mandò il tribuno Gaio Verre a governare la Sicilia con licenza di saccheggiare rubare e fare terra bruciata della bella Trinacria.
turiddu, 10-09-2012 08:10

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