L'Ungheria preoccupa l'Europa. E viceversa

La deriva autoritaria del governo ungherese preoccupa l'Europa: in poco tempo sono state approvate leggi che limitano la libertà di stampa e d'espressione, assoggettano la magistratura al governo, stimolano l'odio razziale. Ma a ben vedere all'origine di questa crisi c'è l'Europa stessa, che con le sue politiche di austerità finanziaria facilita l'insorgere di regimi dittatoriali.

L'Ungheria preoccupa l'Europa. E viceversa
L'Europa si dice preoccupata di quanto sta accadendo in Ungheria. E di fatti c'è di che preoccuparsi: il partito del premier Viktor Orban, in carica da circa un anno, si sta appropriando di poteri crescenti e limita fortemente le libertà d'informazione ed espressione. La nuova costituzione è un coacervo di principi nazionalisti, religiosi, vagamente razzisti, che richiamano ad un'unione etnica prima ancora che nazionale. Per combattere questa deriva autoritaria sono in campo i principali attori europei: la Commissione europea, il Consiglio d'Europa, l'associazione per i diritti umani Amnesty International. In molti criticano la presenza del governo ungherese all'interno del parlamento europeo, nelle file dei democristiani (lo stesso partito della cancelliera tedesca Angela Merkel, per intenderci). Sono molti gli aspetti che preoccupano l'Europa. La censura, innanzitutto: una nuova legge inserisce molti paletti alla libertà di stampa e conferisce alla Nmhh, l'autorità nazionale di controllo sui media, il potere di vietare e punire chi infrange le “regole morali” prestabilite. Già qualche mese fa una delle principali radio di informazione del paese è stata costretta a chiudere. Un migliaio di giornalisti in tutto sono stati licenziati. E che dire del razzismo dilagante? Ne sono vittime soprattutto i cittadini ungheresi di etnia rom, che peraltro rappresentano una buona fetta di popolazione: circa 700mila persone in un paese di circa 10 milioni di abitanti. Secondo le denunce di molte associazioni umanitarie i rom subiscono una sorta di persecuzione da parte del partito di estrema destra Jobbik, mentre in parte delle scuole (almeno un terzo secondo Erzsébet Mohacsi, leader della Ong Chance for Children Foundation) vige una sorta di apartheid di fatto. Anche il sistema giudiziario continua a sollevare critiche. Il rapporto della Commissione Venezia del Consiglio d'Europa sull'Ungheria sottolinea – nelle parole del portavoce della commissaria Ue alla giustizia Viviane Reding - "numerosi elementi problematici" per quanto riguarda il sistema giudiziario del paese. Il Consiglio sta ora valutando se aprire o meno una nuova procedura d'infrazione nei confronti di Budapest in materia di sistema giudiziario. Una è già in corso e riguarda l'età pensionabile dei magistrati: una nuova legge infatti ha imposto il prepensionamento forzato dei giudici oltre i 62 anni; un modo come un altro per sostituire i magistrati scomodi con altri più docili. Neppure i metodi usati dal partito sono propriamente democratici. Le leggi sono approvate tutte o quasi tramite procedure d'urgenza, senza lasciare spazio al dibattito parlamentare. Il partito Fidesz di Viktor Orban possiede i due terzi dei seggi in Parlamento e dunque può applicare a piacimento tale procedura che richiede il consenso di almeno la metà dei deputati. Ma se l'Ungheria è un problema per l'Europa, è anche vero il contrario: il problema dell'Ungheria è l'Europa. Sono le umilianti politiche di austerità finanziaria imposte da Bruxelles che hanno fatto la fortuna di un personaggio come Orban, che ha fatto dell'antieuropeismo il suo cavallo di battaglia. Quando nel secondo dopoguerra i paesi vincitori si accordarono per un programma americano di aiuti all'Europa – il cosiddetto Piano Marshall – lo fecero nella consapevolezza che dei paesi devastati, con economie alla deriva, erano l'habitat ideale per la nascita di una feroce dittatura. Allora era più che vivo, e doloroso, il ricordo del fascismo e del nazismo, e si volle scongiurare l'eventualità che fenomeni del genere si ripetessero. Oggi, che il ricordo è sbiadito, e per di più non c'è più lo spettro dell'Urss ad ammorbidire – in una dinamica competitiva di seduzione dell'immaginario globale - le politiche occidentali, il capitalismo neoliberista sta mostrando la sua faccia più violenta. Non è con le sanzioni o con le procedure d'infrazione che si risolve il problema ungherese. Così, probabilmente, lo si peggiora, si aumenta l'odio verso l'Europa. E c'è il rischio che questo sentimento diffuso possa sfociare anche in altri luoghi in questa nuova forma di “democrazia autoritaria”. Solo cambiando drasticamente le politiche economiche europee - ed introducendo politiche sociali ad oggi inesistenti - sarà possibile risolvere il problema ungherese. E quello europeo. LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI SULL'UNGHERIA

Commenti

In realtà l'Europa è preoccupata che l'Ungheria segua l'esempio dell'Islanda, non gliene importa un tubo dei Rom. Se due paesi mandano al diavolo la troika c'è il rischio che altri li seguano, questa è la vera paura. Se avessero preoccupazioni umanitarie a Bruxelles parlerebbero anche a gran voce di un fatto orribile, di cui non parla nessuno: grazie alle misure imposte DA LORO in Portogallo si è visto un aumento delle morti del 20%, dovuto al fatto che non c'è praticamente più assistenza sanitaria...
niki, 21-03-2012 04:21
teniamo presente che L'Ungheria ha avuto le lodi di questo papa, e gode delle simpatie del Vaticano.
pio, 21-03-2012 05:21
concordo con niki... l'eu vuole semplicemente impadronirsi dell'ungheria...
davide, 21-03-2012 06:21

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