Tre documentari sul consumo di suolo

Negli ultimi 50 anni in Italia si sono persi migliaia di ettari di terreni agricoli e spazi aperti in favore di nuova urbanizzazione, sia essa civile o industriale. Tre documentari affrontano la problematica del consumo di suolo in diverse zone del nord Italia: la pianura padana, la provincia di Monza e Brianza e Modena.

Tre documentari sul consumo di suolo
Aprendo questa rubrica qualche mese fa, l'intenzione era quella di affrontare le tematiche tipiche di questo giornale partendo dal punto di vista di scrittori e registi che le hanno trattate nei loro film e nei loro libri. Nell'affrontare l'argomento di oggi, ovvero il 'consumo di suolo', non posso però che essere più coinvolto del solito. Nel corso degli ultimi mesi ho infatti realizzato un documentario proprio sul consumo di suolo nella Provincia di Monza e Brianza e mi fa piacere condividere alcuni dati e informazioni che ho appreso. Il film, che è ancora in lavorazione, si chiama I 40 passi - La verde Brianza e la città infinita, dove 40 passi sono ormai il residuo di spazio tra il cartello del comune di Seregno e quello di Meda, a simboleggiare come ormai i due centri urbani siano un corpo unico. La campagna, quella che una volta poco più di un secolo fa era la 'verde Brianza', è scomparsa, inglobata e mangiata da una città infinita. L'esempio di Seregno e Meda è infatti solo uno dei mille possibili in Brianza, e in particolare nella Brianza Centrale quella zona che, chiusa tra la statale Milano-Meda e la SS36 o Nuova Valassina come viene chiamata, ha una percentuale di consumo di suolo che supera praticamente in ogni comune il 60% con punte di circa il 90% dalle parti di Lissone e Vedano al Lambro. Si tratta di percentuali insostenibili e di cui possiamo capire la gravità se pensiamo che già negli anni 70’ gli ecologi - come racconta Paolo Pileri dell'Osservatorio sul Consumo di Suolo del Politecnico di Milano - consideravano grave una percentuale di urbanizzazione sopra il 30% e sostanzialmente irrecuperabile una situazione superiore al 50%, nella Brianza centrale siamo ben oltre come abbiamo detto. Diversa ma non tanto da indurre all'ottimismo la situazione nelle altre zone della Provincia. Nella Brianza collinare, quella Brianza che si protende verso Lecco, ancora si possono vedere squarci di paesaggio veramente notevole, ma anche qui, sebbene in modo diverso, il cemento sta facendo i suoi danni, è lo sprawl, la proliferazione della provincia diffusa fatta non tanto di grandi ecomostri - ma anche quelli non mancano - quanto di tante case, villette, condomini, che si dipanano come filamenti lungo le strade di Triuggio, Albiate e Macherio e che poco a poco saldano un paese con l'altro. Siamo infine al 35% nella zona del vimercatese dove ancora si riesce ad intuire una certa vocazione agricola, ma dove l'avanzata del cemento è comunque in costante crescita. Qui la cosa più evidente sono le zone industriali, i grappoli di capannoni che spuntano quasi da un giorno all'altro al posto dei campi, uno qua, uno là. La distese di capannoni sono uno dei leit motiv di un altro film sul consumo di suolo, il primo documentario a trattare l'argomento e a registrare quindi l'emergenza già qualche anno fa. Stiamo parlando de Il suolo minacciato di Nicola dall'Olio che affronta la tematica nella pianura padana e che attraverso le voci di Luca Mercalli e di Petrini di Slow Food. Il documentario pone l'accento su una contraddizione a cui pochi prestano attenzione: com'è possibile che in questa zona - la pianura padana appunto, una volta a forte vocazione agricola e in particolare nel parmense definito addirittura la Food Valley per le sue produzioni agroalimentari di eccellenza - si siano perse così tante migliaia di ettari di terreno in nome di una urbanizzazione di dubbia utilità? Sì, perché quello dell'utilità e della necessità effettiva della costruzione è uno dei temi centrali del consumo di suolo. Servono tutti questi condomini? Servono tutti questi capannoni e queste aree industriali? Serve l’ennesima grande opera autostradale, l’ennesima tangenziale? L'esperienza diretta di chi va in giro per il territorio dice di no, dice che spesso, sempre più spesso, i nuovi condomini sono tristemente vuoti e spesso i capannoni industriali, costruiti per aumentare il valore dei terreni più che per una necessità effettiva, fanno la stessa fine. C'è poi un terzo documentario, Modena3, Modena al cubo che uscito di recente, è l'opera prima di un giovane regista, il venticinquenne Gabriele Veronesi il quale in stile report affronta la tematica nella città di Modena dove da diverso tempo è in corso un vero e proprio 'lifting' della città con relativa colata di cemento – migliaia e migliaia di metri cubi appunto - invece che di botulino. Insomma la tematica è attuale e finalmente se ne parla, probabilmente non abbastanza, ma piano piano sempre di più. Forse poi se ne parla ora perché la misura è colma, perché siamo arrivati ad un punto tale che non si può più far finta di niente. Di sicuro, ad oggi, i segnali di una frenata ancora non ci sono. Sempre in Brianza, Monza, che andrà alle elezioni municipali la prossima primavera, sta approvando un PGT che urbanizza le poche aree verdi che lo stesso sindaco solo 10 anni fa aveva creato e protetto, non giudichiamo la coerenza del politico, è inutile, ma qual è il senso? C’è poi il caso Pedemontana, spada di Damocle da oltre quarant’anni, che si innesta in una situazione come quella che abbiamo più su descritto e che andrà inevitabilmente a toccare, colpire, ammazzare, le poche aree verdi che quel territorio così bistrattato ancora possiede. Tra queste citiamo il Bosco delle Quercie di Seveso e Meda, simbolo e monumento alla memoria delle vittime dell’incidente diossina-Icmesa nel 1976. Non bastava toccare il poco verde rimasto, anche la memoria viene cancellata e coperta con il cemento. Certo qualche pallido motivo di ottimismo c’è. C’è la sensazione che la gente cominci a capire l’importanza del suolo, a capire che se si urbanizza troppo e male poi succedono i disastri come a Genova e a Messina, ma soprattutto ci sono gli esempi come Cassinetta di Lugagnano che a pochi chilometri da Milano è il primo esempio di comune che ha detto stop al consumo di suolo: a Cassinetta, banalmente, non si costruisce più! Certo il sindaco ha dovuto rinunciare ai famigerati oneri di urbanizzazione – uno dei motivi e delle cause più forti di quanto successo negli ultimi 10 anni – ma è riuscito a valorizzare il proprio comune e a trovare altre forme di introito come si era sempre fatto. Potrei andare avanti ancora a lungo ma la tematica è talmente specifica e talmente tecnica che affrontarla in un articolo sarebbe riduttivo. Potrei dirvi ad esempio che dalla terra deriva il cibo che mangiamo. Voi lo sapete, ma ci avete mai pensato? E se di terra vicino alle nostre città non ne rimanesse più? Guardate i 3 film, Il suolo minacciato, Modena3 e quando sarà pronto anche I 40 passi – La verde Brianza e la città infinita, sono sicuro che dopo averlo fatto penserete al campo vicino casa, se ancora ne avete, in modo decisamente diverso.

Commenti

Segnalo un piccolo errore: i 40 passi sono riferiti allo spazio residuo tra il cartello del comune di SEREGNO e quello di Meda.
Blog Brianza Centrale, 23-01-2012 07:23

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