Pensare come le montagne: ne discutiamo con l'autore Paolo Ermani

Perché cambiare e cosa cambiare davvero? Quanti in Italia hanno intrapreso un percorso di cambiamento? Com'è possibile che proprio il Bangladesh, malgrado la miseria, sia uno dei Paesi con il tasso di felicità stimato più alto al mondo? Queste alcune delle domande che Daniel Tarozzi ha rivolto a Paolo Ermani, presidente dell'associazione PAEA e autore, insieme a Valerio Pignatta, del libro Pensare come le montagne.

Pensare come le montagne: ne discutiamo con l'autore Paolo Ermani
Qualche mese fa, avevamo già pubblicato una intervista introduttiva dedicata al libro Pensare come le montagne, e realizzata con Paolo Ermani (che ne è autore insieme a Valerio Pignatta). A distanza di tempo, ho riletto il suo libro e ho deciso di confrontarmi con lui su molti dei temi trattati. Vi proponiamo oggi la prima parte di questa intervista. La varietà di argomenti ha comportato, inevitabilmente, risposte brevi. Ma ognuno dei temi trattati potrebbe essere sviscerato in uno o più articoli (e in alcuni casi, in effetti, così è stato). Nella prima parte del libro, c'è un capitolo dedicato al sistema politico-economico. Voi proponete di ripartire dalla comunità per un nuovo umanesimo. A livello pratico citate il caso delle ESCo e il caso di Gussing. Ce li potresti riassumere? Le Energy saving company sono delle ditte che fanno interventi di riqualificazione energetica e si ripagano con il risparmio energetico ottenuto. Gussing è un paese in Austria che ha diminuito i consumi energetici, puntato sulle rinnovabili e sviluppato ricerca e applicazione in questi settori. Grazie a questo lavoro lungimirante Gussing è diventata un'alternativa reale ai sistemi tradizionali e meta a livello mondiale per chi si interessa di questi argomenti Altre due storie che mi hanno colpito tra quelle che citate sono quelle di Sekem e Barefoot. Ce le riassumi e ci spieghi perché, tra le tante, avete scelto di citare proprio queste? Il Barefoot college in India ha realizzato un sistema di apprendimento e intervento pratico sulla realtà per persone analfabete e poverissime che anche attraverso l'uso delle tecnologie appropriate possono affrontare meglio i problemi legati alla sopravvivenza. Il progetto ha avuto così successo che si è esteso in varie zone dell'India e anche in altri paesi del sud del mondo. Sekem è una comunità di duemila persone nel deserto del Sahara egiziano dove fanno agricoltura, produzione di cotone e produzione farmaceutica. Il tutto inserito in un percorso biologico e biodinamico. Hanno anche scuole materne ed elementari e una scuola di formazione professionale. In che modo esperienze come quelle che abbiamo trattato finora potrebbero essere riprodotte nel nostro Paese? Se sono riusciti a fare cose miracolose laddove ci sono gravissimi problemi e vera crisi, figuriamoci cosa potremmo fare noi nell'opulento occidente. Il cambiamento è un tema ricorrente nel vostro libro. Spesso fate riferimento ad un cambiamento autentico, che va assunto in prima persona e che contrapponete ai gesti 'volontaristici', a vostro dire spesso buoni solo a placare le coscienze. Dunque, perché cambiare e cosa cambiare davvero? È necessario cambiare innanzitutto per se stessi e poi per migliorare la situazione circostante. Fare un fioretto ogni tanto, mandare un sms di solidarietà non ha molto peso. Se invece si inizia a cambiare la propria esistenza - anche in direzione di un vero aiuto agli altri e attraverso la propria testimonianza pratica - allora il peso di quello che facciamo diventa davvero notevole. Tu cosa vorresti cambiare della tua vita? Vorrei giocare meglio a calcio e diventare quasi come Messi. Poi vorrei avere ancora più autonomia energetica e alimentare. Sono sulla buona strada per le ultime due cose, per la prima, la vedo dura. Molte persone vivono una doppia vita: di giorno lavorano in un'azienda o in una multinazionale che distrugge il pianeta e 'di notte' lottano per salvarlo. Voi sostenete (e io condivido) che è una grande contraddizione e che se si vogliono cambiare le cose bisogna partire dalla propria vita e dal proprio impatto sul pianeta. Ma come rispondete a chi vi dirà che “tiene famiglia” e che “tocca pur campare”? “Tengo famiglia” è la scusa peggiore che si può utilizzare e le multinazionali o simili vivono proprio sul “tengo famiglia” di chi le mantiene e le fa prosperare con il proprio lavoro e con i propri acquisti. È una scusa che può utilizzare chiunque, dall'operaio fino a Berlusconi. Per fortuna ci sono tante persone che hanno famiglia eppure fanno scelte opposte a chi con questa scusa giustifica qualsiasi gesto e lavoro nocivo per sé, per la sua famiglia, per le persone circostanti e per all'ambiente. Cosa pensi delle affermazioni di Monti sul posto fisso (“che noia!”) che tanto hanno fatto discutere? La percentuale di persone profondamente infelici e frustrate che ho conosciuto con un posto fisso o che lo inseguono è così alta che io personalmente cambierei lavoro anche ogni settimana pur di non essere così infelice. Ci sono così tanti mestieri e cose interessantissime da fare e da imparare che non basterebbero 100 vite, altro che inseguire il posto fisso. Secondo una ricerca da voi riportata, tra i paesi con il tasso di 'felicità' più alto al mondo ci sarebbe il Bangladesh. Ma è possibile? Si può essere felici in un contesto di fame e gravi disagi? In molte di queste statistiche emerge più volte questo dato relativo a paesi che noi riteniamo 'arretrati' e quindi per questo necessariamente 'infelici'. Ma che ciò non sia vero lo possiamo verificare anche quando parliamo con amici che sono stati in paesi del cosiddetto terzo mondo in cui nonostante condizioni difficilissime, ci viene riportato che le persone sono molto più felici e dignitose di noi drogati di denaro e di cose, ma troppo spesso vuoti di significato e di reale felicità. Il pensionato solidale: che cos'è? Solo una società folle come la nostra poteva accantonare come ferrovecchio una delle maggiori fonti di saggezza ed esperienza che da sempre ci sono state nella storia dell'umanità, ovvero l'anziano. Un pensionato solidale significa ridare all'anziano dignità e ruolo attraverso la rinascita della comunità senza lasciarlo in balia di badanti e simili. Pensi che la riforma Monti sulle pensioni fosse necessaria? Cosa pensi del nostro sistema pensionistico? Ma perché, c'è ancora chi crede che avremo mai una pensione? E io devo lavorare a testa bassa tutta una vita, magari producendo cose inutili e/o dannose, trascurando i miei affetti, le mie inclinazioni, capacità, per dei soldi che a fine corsa sono sempre meno e sempre più insicuri? Forse vale la pena preoccuparsi più di vivere e ricostruire la comunità (vera pensione e aiuto) che non inseguire una sempre più improbabile e chimerica pensione. Vedi in Italia segnali positivi che vanno nella direzione del cambiamento che auspichi o pensi che sia ancora tutto fermo? La cosa che noto è che i media tradizionali cercano di coprire, ridicolizzare o sminuire i tantissimi tentativi di cambiamento della situazione da parte di una quantità sempre maggiore di persone. Nonostante ciò la moltitudine cresce ed è sempre più inarrestabile. [video|ermani_fa_la_cosa_giusta_2012] Leggi la seconda parte dell'intervista

Commenti

Mi piace la decrescita, pesonalmente ho ridotto tantissimo l'impatto ambientale della mia famiglia. Non concordo sulla visione troppo idealistica dei paesi del terzo mondo. Avendoci vissuto e lavorato (non sotto l'ombrello di NGO, ambasciate, multinazionali, ONU ecc.) so che spesso sono realtà lontane dall'essere idilliache. Con violenze e orrori difficilmente comprensibili per un occidentale. Noi in occidente abbiamo molti strumenti, non ultimo il nostro rispetto per l'individuo (cosa spesso inesistente in paesi arretrati), l'idea che la donna è una persona con diritti, che i disabili sono un valore... recuperiamo anche una vita più leggera e cambieremo il mondo!
niki, 21-03-2012 04:21

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