Nucleare: dopo 24 anni gli Italiani non hanno cambiato idea

7.941 su 8.092 i comuni scrutinati, e a chiedere l'abrogazione delle norme che prevedono l'installazione di centrali nucleari sul territorio nazionale è stato per ora il 94 per cento degli italiani votanti. Questi ultimi il nucleare non lo vogliono. Lo hanno ribadito con forza tornando ad esprimere il loro parere a distanza di 24 anni, per la prima volta dopo il 1987, quando chiamati alle urne dissero 'no' all'atomo.

Nucleare: dopo 24 anni gli Italiani non hanno cambiato idea
A chiedere l'abrogazione delle norme che prevedono l'installazione di centrali nucleari sul territorio nazionale è stato, per quanto emerge dai primi scrutini conclusi, il 94 per cento degli italiani votanti. Questi ultimi il nucleare non lo vogliono. Lo hanno ribadito con forza tornando ad esprimere il loro parere a distanza di 24 anni, per la prima volta dopo il 1987, quando chiamati alle urne dissero 'no' all'atomo. È una grande vittoria per i comitati referendari che si sono impegnati per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza del voto popolare, una vittoria di quei ragazzi che per un mese sono stati rinchiusi in un bunker, una vittoria per tutte le associazioni che si sono impegnate in questa causa. È una vittoria, soprattutto, per tutti noi, per la nostra salute e per quella delle generazioni future. Il 'sì' con cui gli italiani hanno detto 'no' all'atomo esprime anche un grande rispetto ed una profonda solidarietà nei confronti di tutte le vittime del più grande disastro nucleare della storia, quello di Chernobyl del 1986, nonché un segnale di grande vicinanza alla popolazione giapponese che da mesi sta vivendo un terrificante incubo nucleare. Milioni di italiani hanno detto 'no' alla costruzione di nuove centrali nucleari nel nostro Paese. Si tratta di un voto particolarmente importante che rivela tutta la forza di quell' 'altra' Italia, oggi così chiaramente visibile malgrado l'oscurantismo dei mass media ed i tentativi di boicottaggio da parte del Governo di un referendum di estrema rilevanza per il futuro del nostro Paese. Ricordiamo, infatti, che con l'approvazione del Decreto Omnibus, contenente l'abrogazione della legge che prevedeva un ritorno all'energia nucleare, l'esecutivo sperava di poter mettere a tacere la volontà popolare. Un tentativo rivelatosi fallimentare dal momento che la Corte di Cassazione ha affermato la legittimità del referendum stabilendo che l'abrogazione rimane la stessa, ma invece di applicarsi alla precedente legge si applicherà alle nuove norme sulla produzione di energia nucleare (art. 5 commi 1 e 8). Palazzo Chigi, allora, ci ha riprovato facendo invano ricorso alla Consulta per chiedere l'inammissibilità del quesito sul nucleare. Oggi, alla luce dell'esito referendario, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non può far altro che dire “addio al nucleare”. "Raggiungere il quorum ai Referendum, per la prima volta dopo sedici anni, è un risultato storico che solo poche settimane fa sembrava impossibile - ha commentato Salvatore Barbera, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace Italia - Greenpeace è stata in prima linea in questa campagna sin dall'inizio e siamo fieri di aver contribuito alla vittoria della società civile, dei Comitati, delle associazioni e delle centinaia di migliaia di persone che spontaneamente si sono mobilitare sul territorio e attraverso il web per informare e convincere gli elettori dell'importanza di andare a votare".

Commenti

Non ho bisogno di leggere l'articolo richiamato dal precedente intervento, poiché conosco bene le falsità che sostiene; il nucleare costa troppo? Una centrale da 1.63 GW produce nell'arco della sua vita quasi 800 miliardi di KWh che al prezzo attuale di 6,5 cent, sarebbero oltre 50 miliardi di %u20AC; il nucleare non è rinnovabile, ma le risorse di uranio permettono un utilizzo almeno centenario al prezzo corrente nelle centrali di 3°; in quelle di 4° autofertilizzanti (anch'esse messe fuori gioco dal referendum) per migliaia di anni; se accettiamo un aumento dei costi, la disponibilità cresce proporzionalmente. Ridicolo dire che le centrali emettono CO2, un Kg di uranio arricchito produce 750.000 KWh calorici, anche se la sua estrazione e arricchimento fossero più inquinanti di altri metalli, quanto può influire sul KWh elettrico prodotto? Ma quale energia rinnovabile abbiamo? Il fotovoltaico che attualmente ci costa 5,7 volte il costo di mercato? O l'eolico? Se guardate le mappe eoliche non abbiamo siti eolici accettabili, rispetto al Nord Europa (Irlanda Scozia ecc.) il nostro venticello produce potenze molto inferiori, con costi per KWh fuori mercato. Ed anche in Irlanda, Norvegia o Danimarca, l'eolico sta creando grossi problemi per l'incostanza.
gian_paolo, 16-06-2011 10:16

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